MFormazione "il FIGLIO dell'UOMO" ARGOMENTO dalla STAMPA QUOTIDIANA
Buon Natale e Felice Anno Nuovo,
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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi 2010-01-08L'export di Pechino ha raggiunto i 748 miliardi di euro contro i 734,6 tedeschi (11 Mesi 2009) La Cina sorpassa la Germania è il primo esportatore del mondo L'ufficio statistico di Berlino rende noti i dati dei primi 11 mesi 2009 Crollo record a febbraio 2009 dellexport giapponese: meno 49,4%, ovvaiemnte per effetto della crisi economica globale, anche se la bilancia commerciale ritrova un surplus dopo quattro mesi consecutivi di deficit: 82,35 miliardi di yen (635 milioni di euro circa), in calo del 91,2% su base annua. ROMA - La Cina ha superato l'Italia (2004), diventando la sesta potenza economica mondiale. L'avanzamento nella classifica mondiale è avvenuto dopo la revisione delle stime 2004 da parte dell'Ufficio nazionale delle statistiche di Pechino, secondo cui il Pil ammonta a 1.930 miliardi di dollari (assumendo un cambio yuan/dollaro di 8,2765), con un rialzo del 16,8% rispetto alla stima preliminare, contro i 1.670 miliardi dell'Italia. |
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Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare.. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio..
Il Mio Pensiero:
AVVENIRE per l'articolo completo vai al sito internet http://www.avvenire.it2010-01-08
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CORRIERE della SERA
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REPUBBLICA per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.repubblica.it2010-01-08 L'ufficio statistico di Berlino rende noti i dati dei primi 11 mesi 2009 L'export di Pechino ha raggiunto i 748 miliardi di euro contro i 734,6 tedeschi La Cina sorpassa la Germania è il primo esportatore del mondo PECHINO - La Cina è ora la prima esportatrice mondiale, davanti alla Germania. Lo rende noto l'ufficio di statistica tedesco. Nei primi 11 mesi del 2009 da gennaio a novembre, le esportazioni cinesi hanno raggiunto un totale di 748 miliardi di euro (1.070 miliardi di dollari), mentre quelle tedesche si sono attestate a 734,6 miliaradi di euro (1.050 miliardi di dollari). E' dal 2003 che la Germania guidava la classifica degli esportatori globali. A novembre il surplus commerciale tedesco sale a 17,2 miliardi di euro, ai massimi da 17 mesi, dai 13,6 miliardi di euro di ottobre. L'export avanza dell'1,6% mensile e del 12% annuale a 70,6 miliardi di euro e l'import cala del 5,9% mensile a 53,4 miliardi di euro. (08 gennaio 2010)
Crollo storico, sono tornati di colpo ai livelli di 20 anni fa, le vendite all'estero dei colossi nipponici. Un segnale che preoccupa i vertici Giappone, stramazza l'export: meno 50% Crollo record a febbraio dellexport giapponese: meno 49,4%, ovvaiemnte per effetto della crisi economica globale, anche se la bilancia commerciale ritrova un surplus dopo quattro mesi consecutivi di deficit: 82,35 miliardi di yen (635 milioni di euro circa), in calo del 91,2% su base annua. In pratica sia le esportazioni sia le importazioni hanno avuto a febbraio cali record, i più ampi da quando i dati sono diventati comparabili da gennaio del 1980. L'export si è dimezzato (-49,4%) a 3.525,5 miliardi di yen, in contrazione per il quinto mese di fila, mentre l'import ha segnato un tonfo del 43%, a 3.443,1 miliardi di yen. In picchiata le consegne di veicoli, componenti d'auto e semiconduttori, mentre ci sono altri segnali di tagli all'import di materie prime, con la bolletta energetica in alleggerimento (-51,3% i prezzi del petrolio, a 54,3 dollari al barile). Nello spaccato regionale, il surplus con gli Usa è crollato al passo record del 79% (a 146,2 miliardi di yen), per il diciottesimo mese consecutivo, risultato di esportazioni per 556,5 miliardi di yen (-58,4%) e importazioni per 410,3 miliardi di yen (-36,2%). I flussi con il resto dell'Asia hanno evidenziato un attivo commerciale di 375,7 miliardi di yen (-58,9%), con l'export in calo del 46,3% e l'import del 41,5%. Il surplus con la Cina, in particolare, è ritornato dopo sei mesi attestandosi a 13,5 miliardi di yen. Quanto all'Unione europea, l'interscambio commerciale ha evidenziato un attivo di 96,9 miliardi di yen, ma in calo dell'81,6% (-54,7% le esportazioni e -29,5% le importazioni). (25 marzo 2009)
La notizia è stata diffusa dopo la revisione al rialzo del Pil effettuata dall'Ufficio nazionale delle statistiche di Pechino La Cina ha superato l'Italia nel 2004 Nel 2005 quarta economia mondiale? Quest'anno potrebbe scavalcare anche Francia e Gran Bretagna ROMA - La Cina ha superato l'Italia, diventando la sesta potenza economica mondiale. L'avanzamento nella classifica mondiale è avvenuto dopo la revisione delle stime 2004 da parte dell'Ufficio nazionale delle statistiche di Pechino, secondo cui il Pil ammonta a 1.930 miliardi di dollari (assumendo un cambio yuan/dollaro di 8,2765), con un rialzo del 16,8% rispetto alla stima preliminare, contro i 1.670 miliardi dell'Italia. E nell'anno in corso, secondo gli economisti, la Cina potrebbe conquistare nel 2005 il quarto posto, dopo Usa, Giappone e Germania, scavalcando anche Francia e Gran Bretagna. "Per sapere se ha scavalcato anche Francia (ora quinta) e Gran Bretagna (quarta) occorrerà attende i risultati del 2005", ha affermato infatti il direttore dell'ufficio statistiche di Pechino. La correzione è dovuta a una migliore integrazione dei servizi nel calcolo del Pil. La parte dei servizi terziari è passata dal 31,9% al 40,7% e la crescita del valore aggiunto dei servizi terziari nel 2004 è stata del 93%. (20 dicembre 2005)
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L'UNITA' per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.unita.it2010-01-08
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il SOLE 24 ORE per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.ilsole24ore.com2010-01-08 La Cina supera la Germania e diventa leader export mondiale commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 8 gennaio 2010 La Cina sorprende i mercati: al via la politica restrittiva "Dai nostri archivi" La Cina supera la Germania e diventa primo esportatore mondiale Casi di successo GOVERNANCE GLOBALE / Usa-Cina il conto arriva in Europa Economia cinese a due velocità: export in calo, investimenti in crescita Pechino inverta la rotta o sarà scontro globale La Cina è ora la prima esportatrice mondiale, davanti alla Germania. Lo rende noto l'ufficio di statistica tedesco. Nei primi 11 mesi del 2009 da gennaio a novembre, le esportazioni cinesi hanno raggiunto un totale di 748 miliardi di euro (1.070 miliardi di dollari), mentre quelle tedesche si sono attestate a 734,6 miliardi di euro (1.050 miliardi di dollari). È dal 2003 che la Germania guidava la classifica degli esportatori globali. A novembre il surplus commerciale tedesco sale a 17,2 miliardi di euro, ai massimi da 17 mesi, dai 13,6 miliardi di euro di ottobre. L'export avanza dell'1,6% mensile e del 12% annuale a 70,6 miliardi di euro e l'import cala del 5,9% mensile a 53,4 miliardi di euro. 8 gennaio 2010
La Cina sorprende i mercati: al via la politica restrittiva commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 07 gennaio 2009 SCENARI / La nemesi di Bretton Woods La Banca d'Inghilterra mantiene invariati i tassi d'interesse "Dai nostri archivi" Le banche centrali e la crisi dei subprime La Bce drena 35 miliardi di liquidità, primi prestiti in Gb Sui mercati niente bolle pericolose La Cina alza i tassi (al 7,45Subject: La Banca del popolo di Cina ha sorpreso i mercati giovedì alzando rendimenti all'asta di Buoni del Tesoro trimestrali, per la prima volta da metà agosto 2009. La Banca centrale, inoltre, ha stabilito di ritirare questa settimana dal mercato liquidità netta per 137 miliardi di yuan (20 miliardi di dollari), intensificare il processo di rientro della enorme liquidità pompata finora nel sistema. Così come tutte le principali banche centrali in tutto il mondo infatti, anche quella di Pechino ha reagito alla stretta creditizia seguita al crollo dei mercati della fine del 2008 abbassando i tassi di interesse e immettendo liquidità nel mercato. Questa immensa quantità di denaro a basso costo ha aiutato i mercati a risalire dal baratro in cui erano piombati all'indomani del crac della banca americana Lehman Brothers. Ma, secondo diversi osservatori, ha anche alimentato nuova speculazione. Per questo, da diversi mesi, le autorità monetarie in tutto il mondo stanno studiando una sorta di "exit strategy", il cui impatto sui mercati sia il meno doloroso possibile, per uscire da questa situazione. Insomma, i tassi non potranno rimanere a questo livello ancora a lungo e prima poi occorrà drenare tutta questa enorme massa di denaro. La manovra restrittiva di Pechino arriva però prima di quanto il mercato si aspettasse. L'opinione diffusa era che le autorità avrebbero aspettato metà febbraio, dopo la festa di Primavera o del Nuovo Anno lunare. La banca centrale ha collocato titoli trimestrali per 60 miliardi di yuan (8,8 miliardi di dollari) ad un tasso dell'1,3684%, cioè 4,04 punti base sopra l'1,328% della scorsa settimana (livello invariato da quattro mesi). Questo rialzo ha spinto all'insù anche la curva dei tassi swap (Ndris) annuali (+12 punti base al 2,19%) e decennali (+12 pb al 4,37%. Oltre all'asta di titoli trimestrali, la Banca centrale ha drenato liquidità per 30 miliardi di yuan all'asta pronti contro termine settimanale a 91 giorni, con tassi in risalita di 3 punti base rispetto alla scorsa settimana. (An. Fr.) 07 gennaio 2009
La Cina supera la Germania e diventa primo esportatore mondiale 28 dicembre 2009 La Cina ha ottime possibilità di diventare quest'anno la prima potenza esportatrice al mondo, soppiantando la Germania, malgrado il rallentamento subito dall'export a causa della crisi globale. Lo ha annunciato Zhong Shan, vice-ministro aggiunto per il Commercio cinese, secondo il quale la quota cinese del commercio mondiale dovrebbe superare il 9% quest'anno dall'8,6% del 2008. La Cina, dichiara Zhong Shan sul sito online del Ministero, "diventerà probabilmente la numero uno mondiale dell'export, spodestando la Germania". Nel primo semestre dell'anno, le esportazioni cinesi di beni, secondo i dati della Wto, sono state pari a 521,7 miliardi di dollari, già lievemente superiori ai 521,6 miliardi della Germania., ma il 2009 si é rivelato un anno difficile per tutti i principali paesi esportatori a causa della crisi finanziaria e della recessione. Nei primi undici mesi dell'anno l'export cinese ha accusato un calo del 18,8% rispetto allo stesso periodo del 2008, a un totale di 1.070 miliardi e, secondo quanto previsto da Zhong Shan, il calo a fine anno sarà pari al 16%. La quota della Cina del mercato mondiale é migliorata, malgrado questo scenario negativo, perché le vendite degli altri principali paesi esportatori sono andate ancora peggio, ha spiegato Zhong Shan, e nel 2010, comunque, "l'export cinese continuerà a crescere". 28 dicembre 2009
GOVERNANCE GLOBALE / Usa-Cina il conto arriva in Europa di Carlo Bastasin Pagina: 1 2 di 2 pagina successiva commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 7 Ottobre 2009 Paesi europei come l'Italia e la Germania vivono tuttora la crisi globale con un misto di estraneità e ingiustizia. Non è colpa loro certamente se l'economia globale era squilibrata, la liquidità troppo abbondante e i banchieri troppo avidi. Ma bisogna essere realisti, nessuno è realmente estraneo al riequilibrio globale e anche per questa crisi il tema della colpa è scomparso dall'ordine del giorno. L'impegno a coordinare globalmente le economie è tuttavia una delle novità più suggestive - anche dal punto di vista morale - emerse dal G-20 di Pittsburgh. Senza accordi credibili sulle politiche valutarie si tratta però nell'ipotesi migliore di un impegno vulnerabile e in quella peggiore di un meccanismo che consentirà ai paesi politicamente più forti (Usa e Cina) di scaricare i costi dei loro squilibri sui paesi meno forti, a cominciare da quelli dell'euro privi in materia valutaria di rappresentanza politica comune. Con un filo di ipocondria si potrebbe sospettare che i paesi esportatori dell'area euro - prima di tutto proprio Germania e Italia - rischino di pagare con anni di recessione e disoccupazione la bolletta intera degli squilibri globali provocati dal deficit commerciale americano e dal surplus cinese. Per quanto riguarda le politiche macro, politiche monetarie troppo accomodanti e squilibri globali persistenti vengono considerati i due responsabili della crisi globale. Nessuna delle due può essere imputata alla zona euro. La politica monetaria è sempre stata più ristrettiva di quella americana (e cinese) mentre la bilancia delle partite correnti è rimasta in equilibrio. Ma in un ambito negoziale forgiato dai rapporti di forza, gli squilibri simmetrici di Cina e Usa, le cui posizioni esterne sono severamente squilibrate, potrebbero rivelarsi fattori di forza politica, non di debolezza. Cina e Stati Uniti hanno la necessità di concordare tra di loro una strategia di uscita dagli squilibri commerciali e lo faranno ovviamente in modo da minimizzarne i costi. Se la diplomazia economica fosse una questione di giustizia, la Cina dovrebbe stimolare la domanda interna e gli Stati Uniti dovrebbero accettare di scivolare in una lunga fase di ridimensionamento delle proprie abitudini di consumo. I cinesi dovrebbero accrescere significativamente il consumo interno in modo da assorbire l'intero ridimensionamento del deficit commerciale americano. Le politiche strutturali di Pechino mirate a sostenere la domanda interna dovrebbero probabilmente essere associate a un apprezzamento del renminbi tale da modificare i prezzi relativi tra produzioni esposte alla concorrenza estera e produzioni o servizi destinati al mercato domestico, in modo tale da sostenere i consumi di beni importati. Il prodotto aggregato globale rimarrebbe così al suo livello potenziale evitando che si creino situazioni di capacità produttiva inutilizzata. In tal modo anche l'aggiustamento americano potrebbe avvenire in modo non doloroso. Ma sia la Cina sia gli Stati Uniti hanno un'alternativa più conveniente. La Cina probabilmente preferirà resistere all'idea di assorbire sempre di più le importazioni americane, così come all'idea di rinunciare all'ancoraggio della valuta al dollaro. Conservare un surplus di bilancio è d'altronde una questione a cui si associa significato e forza politici. È una questione anche di sicurezza in un mondo esposto a frequenti crisi finanziarie e in un paese soggetto a un significativo invecchiamento demografico. In tal caso i produttori americani sarebbero costretti a tagliare sempre più radicalmente i costi di produzione e inevitabilmente finirebbero per ottenere un processo di deprezzamento del dollaro che non potendo colpire la moneta cinese si scaricherebbe interamente sull'euro. Ma perfino nel caso in cui Pechino accettasse di rivalutare la propria moneta, non è certo che possa assorbire per intero il deficit americano. Se uno considera le dimensioni relative delle due economie, può nutrire leggitimi dubbi al riguardo. Le famiglie cinesi dovrebbero aumentare i propri consumi di un terzo solo per assorbire un deficit commerciale americano del 3 per cento. Nell'impossibilità di esportare in Cina, gli americani dovrebbero nuovamente chiedere all'Europa di mandare in rosso la propria bilancia commerciale. Lo stesso farebbero i cinesi dirottando le esportazioni dagli Stati Uniti. In entrambi i casi, sia con nuovi rapporti valutari tra Usa e Cina, sia senza, i paesi dell'euro dovrebbero diventare gli importatori di ultima istanza. I consumatori della zona euro finirebbero per sostituire le produzioni locali con quelle importate a minor costo. Le imprese dovrebbero ridurre la produzione nei settori degli esportatori per riallocare gli investimenti verso i settori non esportatori, essenzialmente i servizi interni. Una tale trasformazione imporrebbe costi in termini di disoccupazione e perdita di prodotto potenziale facili da immaginare. In altri termini, l'area dell'euro sarebbe costretta a realizzare il doloroso aggiustamento strutturale che i cinesi non hanno intenzione di compiere, in modo da consentire agli americani di correggere i propri squilibri senza pagarne il prezzo. E chi in particolare pagherebbe la bolletta globale scaricata dal G-2 (Usa-Cina)? Ovviamente i paesi della zona euro la cui crescita dipende sostanzialmente dall'export: Germania e Italia. Quanto tempo passerebbe prima che una risposta protezionistica prendesse piede fermando la crescita globale? Germania e Italia possono considerare ingiusti questi possibili sviluppi, ma entrambi i paesi hanno significative responsabilità nel tenere la domanda interna compressa da interessi corporativi. Dovranno invece liberalizzare le loro economie interne o finiranno per essere tentati da difese protezionistiche, analogamente con l'autarchia che fece seguito alla Grande depressione con le note tragiche conseguenze politiche in entrambi i paesi. Ma ovviamente Pittsburgh non è Versailles. Berlino e Roma devono considerare il loro contributo alla crescita globale e contemporaneamente costruire una rappresentanza politica per l'euro. Solo così potranno essere credibili nel chiedere un coordinamento globale un po' più giusto. cbastasin@piie.com 7 Ottobre 2009
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